Il simbolo della croce è la rappresentazione più semplice della complessità più elevata e permette di vivere, nella sua raffigurazione, significati immateriali nell’immanenza esistenziale.
Rappresenta gli aspetti dinamici della vita, ricordandoci l’importanza di esprimerci nei diversi livelli dell’esistenza.
Mentre l’asse verticale indica la connessione fra cielo/terra e terra/cielo, ovvero spirito/materia e materia/spirito, l’asse orizzontale invita, nell’accezione morale, alla condivisione dell’esperienza mistica e nei significati evoluzionistici all’uso della volontà terrena per raggiungere una conoscenza in grado di trasformarci. Un simbolo che evoca un tentativo di unione degli opposti [cielo terra, spirito materia, ignoranza conoscenza, volontà inerzia, egoismo altruismo, introspezione estroversione, tempo eternità, vita morte] testimoniando, nelle sue linee di continuità, l’importanza della connessione imparziale dei vissuti e non elettivi. Una rappresentazione dualistica della realtà oggettiva e soggettiva che mira a trascenderne i significati più ovvi in chi la osserva. Dunque due segni che divergono verso quattro diverse direzioni, spirito, materia, volontà, conoscenza, e che convergono in un solo segno: l’infinitamente piccolo, un punto centrale che rappresenta l’incontro di tutto il potenziale della manifestazione esteriore e visibile dell’infinitamente grande, la croce. Qui, nel centro, vi si può trovare la quintessenza, la natura intima e profonda delle cose, la sostanza di cui tutte le cose sono fatte e che tutte le cose contiene, che non ha forma visibile o quantificabile, e dove è in questo suo potenziale di espressione che risiede il valore energetico più universale.
E’ quindi racchiuso in questo simbolo la verità dinamica di ogni cosa, dichiarando, in chi la osserva, la sua intrinseca possibilità di emularla con un vissuto interiore-introspettivo o di viverla nei suoi significati più estrinsechi di esteriore-espansivo. Entrambi evolutivi ma parziali. E’ infatti la molteplicità dei vissuti, interiori ed esteriori, che amplifica la conoscenza [braccio orizzontale] e amplia la possibilità di connessione con il trascendente [braccio verticale]. La croce è dunque un simbolo evocativo delle possibilità umane, e non contiene in sè una verità statica e definitiva da adorare, semmai l’invito perenne [unico significato di staticità] alla ricerca di una verità in continua trasformazione nel suo desiderio evolutivo d’ascesa, che altro non può che trascendere l’umana possibilità di rappresentarla.
Sono spesso i condizionamenti culturali e religiosi a ‘staticizzare’ la possibilità di un’interpretazione più responsabilizzante del simbolo della croce, dove nel tentativo fallace e conseguentemente amorale di assecondare l’illusione di significati già autorevolmente accertati e accettati, si inibisce la facoltà primordiale della volontà di trascesa, diversamente manifesta nelle criticità insopite.
Il simbolo della croce è dunque dinamico nei segni: esteriori [gli assi visibili], interiori [il punto centrale che contiene in potenziale la visibilità degli assi], totali [il visibile e l’invisibile] e dinamico nei significati: i significati esteriori sono visibilmente modificabili dalla volontà terrena del microcosmo individuale e materiale, e vivibili nella risonanza del macrocosmo collettivo e spirituale; i significati interiori sono apparentemente immodificabili nella materia e potenzialmente evocabili nello spirito e nel vissuto introspettivo; i significati totali sono dunque riassunti nei suoi soli intenti evocativi di una missione iniziatica in chi la osserva, dunque al di là d’ogni significato storico, culturale o religioso in cui troppo spesso pare fungere la rappresentante di un qualcosa di immolativo, celebrativo, statico, definito e definitivo. Dunque non morte o rinascita, ma nascita.
L’altisonanza del segno, austero ed essenziale, è invece un monito allegorico all’uso del principio di armonia per ogni cosa fin qui descritta.
Le cose più difficili da cambiare non sono i significati ma le interpretazioni.

